FattoriaAttanasio

La raccolta di piante spontanee tipiche della flora mediterranea è un’attività antica, ricca di esperienza e profonda conoscenza del territorio.

Dubbi fra le erbe

” Come si chiama?” oppure “posso raccoglierla per mangiarla?” o anche “potrebbe essere utile per curarmi?”

Riconoscimento di erbe spontanee in Fattoria Attanasio

Queste ed altri mille interrogativi attraversano la mente di un neofita che vede una pianta spontanea. Durante una passeggiata nel bosco o semplicemente seduti al parco osservando il prato, a tutti sarà capitato di notare fiori o piante dall’aspetto familiare o invitante. L’essere umano ha da sempre utilizzato le erbe spontanee per cibarsene o curarsi ed è quindi naturale il suo istinto a raccoglierle. Tuttavia non tutte le piante sono innoque e non tutte possono essere usate allo stesso modo. E’ necessario riconoscerle, sapere quando e come raccoglierle e distinguerle da quelle pericolose. Perchè se alcune piante possono aiutarci a curare malanni o anche come rimedio di pronto soccorso naturale, altre possono provocare seri danni. Ecco che nasce la figura dell’erborista: un tecnico esperto che conosce le piante, sa come trasformarle e come utilizzarle.

Regolamentazione

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è definita pianta medicinale ogni vegetale che contiene, in uno o più dei suoi organi, sostanze che si possono utilizzare direttamente a fini terapeutici. Queste piante sono precursori in fase di trasformazione (emisintesi) che portano a sostanze attive (chemiofarmaceutiche). Una pianta officinale è un organismo vegetale usato nelle officine farmaceutiche o erboristiche per la produzione di specialità medicinali. La legge italiana corrente che regolamenta le piante officinali è il D Lgs 21 maggio 2018 n 75 Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali, ai sensi dell’articolo 5 della legge 28 luglio 2016 n 154.

Passeggiata botanica

Il modo migliore per riconoscere le piante spontanee è sicuramente una passeggiata botanica, con un esperto che sappia riconoscere le piante e trasmetta passione e curiosità.

Passeggiata botanica in Fattoria Attanasio
Passeggiata botanica fra le erbe spontanee in Fattoria Attanasio

Durante l’evento “Saggezza spontaea” tenutosi a Fattoria Attanasio, abbiamo avuto la possibilità di osservare le piante tipiche della flora spontanea sotto la guida del dott. Antonio Greco, fitopreparatore e dottore in tecniche erboristiche. La biodiversità, favorita in Fattoria Attanasio, permette lo sviluppo di molteplici specie vegetali spontanee che colorano il prato e profumano l’aria di essenze uniche. La passeggiata, articolata in un piacevole sentiero con lieve pendenza, è accompagnata dalla splendida vista sulla baia di Sapri. Un momento per vivere la natura in pienezza e rispetto, con attenzione all’importanza della biodiversità e della sostenibilità. Durante la passeggiata non mancano spunti di riflessione o curiosità che meritano di essere appuntati sul proprio taccuino. Per riconoscere le specie botaniche è infatti necessario conoscere le caratteristiche delle specie di interesse: foglie, fiori, frutti e semi sono indispensabili per una chiara identificazione. Durante il periodo primaverile le specie della macchia mediterranea esplodono di colori e profumi che invadono l’aria e diventa più semplice il riconoscimento, anche grazie alla fioritura di gran parte delle specie spontanee. Fra le specie che sicuramente godono di grande fama c’è il dente di leone o tarassaco (la cui pronuncia è taràssaco, con l’accento sulla seconda a), della famiglia delle Asteraceae, come le margherite, i carciofi e l’Inula viscosa.

Somiglianze

Durante la passeggiata abbiamo potuto osservare le piante simili al tarassaco, fra cui il grespino, la cicoria e il senecio che spesso vengono confuse col tarassaco. In particolare, il senecio può essere fonte di alcaloidi pirrolizidinici (AP), sostanze di origine naturale presenti anche nella borragine. Tali sostanze vengono prodotte dalla pianta per proteggersi da eventuali attacchi di insetti o erbivori. Gli AP sono potenzialmente dannosi per la salute umana e degli animali, in quanto epatotossici e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha dichiarato che non si può escludere un rischio per la salute. Ecco quindi l’importanza di conoscere le specie vegetali, per poterle raccogliere in piena sicurezza.

Alberi benefici

Fra le specie arbustive, presenti in Fattoria Attanasio, sicuramente vanno menzionate il biancospino e l’olivo, oggetto di interesse durante le fasi del laboratorio del workshop “Saggezza spontanea”.

Spine e candore

Pianta di biancospino presente in Fattoria Attanasio
Pianta di biancospino presente in Fattoria Attanasio

Il biancospino (Crataegus monogyna e Crataegus oxyacantha) è una pianta arbustiva o un piccolo albero della famiglia delle Rasaceae, come le rose, il melo e l’albicocco. Il nome Crataegus deriva dal greco kratos, che significa forza in relazione alla robustezza della pianta, e oxyacantha da oxys, spina, e anthos, fiore, in riferimento ai rami spinosi fra i fiori delicati. Questa pianta era considerata di buon auspicio dai greci e dai romani, che la chiamavano fiore bianco, col potere di scacciare gli spiriti maligni. Nata dal candore di Venere, che l’adornò con bianchi fiorellini, e da Marte, che la dotò di spine dure e appuntite, era una pianta di buon auspicio e presente in molti giardini e campi. Non a caso, il biancospino nel linguaggio dei fiori significa proprio buona fortuna.

Il riparo delle fate

In epoca medievale veniva piantato nella piazza principale del paese e nel mese di maggio veniva fatto un rito propiziatorio, adornando la pianta con ricche decorazioni che ricordavano l’abbondanza, ballando e cantando intorno ad essa, con lo scopo di attirare la prosperità sul paese.

Una leggenda in Inghilterra lega il biancospino a Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio che si rifiutò di condannare Gesù Cristo. Infatti Giuseppe, dopo aver raccolto e seppellito il sangue di Cristo, partì per la Britannia. Arrivato sull’isola, piantò il suo bastone in terra e, con grande stupore, questo germogliò e nacque una pianta dai candidi fiori bianchi, i rossi frutti e le acuminate spine: elementi che ricordano l’Immacolata concezione, il sangue versato di Cristo e la corona di spine che accompagnò il supplizio. Giuseppe quindi costruì vicino a quell’albero miracoloso, la prima chiesa in terra inglese.

Anche i celti, attenti custodi dei segreti della natura, ritenevano che questa pianta fosse magica: secondo la leggenda, le fate cercavano riparo fra le sue spine acuminate, dormendo sui candidi fiori. Sembra che, osservando con attenzione un biancospino, si possano vedere le fate danzare.

Sole e luna

Raccolta di foglie d'olivo in Fattoria Attanasio
Raccolta di foglie d’olivo in Fattoria Attanasio

Gli antichi dicevano: “il Mediterranneo comincia e finisce con l’olivo“. L’olivo o ulivo (Olea europaea) è un albero da frutto utilizzato fin dall’antichità per l’alimentazione, l’illuminazione, la produzione di strumenti, attrezzi e rimedi medicamentosi. La causa del sapore amaro del frutto è dovuto al contenuto in polifenoli: l’uso delle olive come frutti nell’alimentazione richiede trattamenti specifici finalizzati alla deamaricazione (riduzione dei principi amari), realizzata con metodi vari. L’olivo può essere attaccato da numerosi fitopatogeni come la mosca dell’olivo (Bactrocera oleae), che può essere combattuta grazie alla presenza in campo dell’Inula viscosa.

Le leggende intorno all’olivo sono numerose: già gli egizi ritenevano che la tecnica di estrazione dell’olio di oliva fosse un dono della dea Iside (dea della luna e dell’oltretomba), sorella e sposa di Osiride, dio del sole. Non a caso le foglie dell’olivo sono posteriormente argentee come la luna e l’olio è giallo come il sole, usato per imbalsamare i corpi dei faraoni.

L’albero della pace

Una leggenda greca fa nascere l’olivo dalla sfida fra Atena (la dea della saggezza) e Poseidone (il dio del mare), la cui rivalità aveva radici lontane. Le due divinità si sfidarono ad offrire il dono migliore per i greci. Poseidone offrì un animale instancabile, che avrebbe portato l’uomo in battaglia: il cavallo. Atena, invece, con un colpo della sua lancia, fece nascere dalla roccia nuda una pianta che avrebbe accompagnato l’uomo durante tutta la sua vita, lo avrebbe nutrito, i suoi frutti sarebbero stati in grado di illuminare la notte, gli avrebbe offerto un medicamento,  un materiale resistente per produrre attrezzi e strumenti: nacque il primo olivo.  La scelta cadde sul meraviglioso alberello, che diventò simbolo di pace fra i popoli. Lo stesso Zeus, padre degli dei, disse: «Questa pianta proteggerà una nuova città che sarà chiamata Atene da te, figlia mia. Tu donasti agli uomini l’ulivo e con esso hai donato luce, alimento e un eterno simbolo di pace».

Lo scacciafulmini

Una pianta che può raggiungere età importanti, capace di rinascere anche dopo un incendio, l’olivo è proprio il simbolo dell’eternità, della tenacia e della longevità. Nella Bibbia la colomba porta a Noè il ramo di un olivo per indicare la fine del diluvio universale (quindi una tregua tra Dio e l’uomo) e del ritorno della tranquillità e della pace sulla terra. Non a caso, l’ulivo è proprio il simbolo della pace e del perdono, che viene scambiato durante le festività prima della Pasqua. 

Anche le credenze popolari indicano l’olivo come una pianta dalle straordinarie proprietà protettive. Bruciare foglie d’olivo durante la Candelora (2 febbraio) scongiura da grandinate tardive che rovinerebbero i raccolti. Inoltre, si dice che le streghe costruissero le loro bacchette con un ramo di olivo raccolto il 24 giugno da una pianta secolare e che gli antichi contadini mettessero un ramo di olivo nella casa come protezione dai fulmini.

Trasformazioni

Preparazione di una tintura madre
Preparazione di una tintura madre durante il workshop “Sagezza spontanea”

Una volta raccolta la pianta nel periodo migliore, con le giuste procedure, si procede alla trasformazione in prodotti erboristici per la cura e il benessere del proprio corpo. Fra i prodotti tipici delle trasformazioni erboristiche c’è la tintura madre: una macerazione in alcol etilico di titolo appropriato di parti vegetali fresche, opportunamente ridotte per agevolare il contatto del solvente con i tessuti. La maggior parte delle tinture madri ha un rapporto tra droga (pianta) e estratto (prodotto ottenuto) di 1:10, ciò vuol dire che a 10 grammi di estratto corrispondono ai principi attivi contenuti in 1 g di vegetale essiccato. Questo prodotto ha una gradazione alcolica che va dai 45° ai 65°, secondo la Farmacopea ufficiale, e sono estratti adoperati nella preparazione di gocce e di preparati per uso topico. Dopo una macerazione di 21 giorni, la componente vegetale va pressata, quindi il prodotto viene decantato e imbottigliato in contenitori scuri di vetro, per essere custodito in ambienti freschi e al riparo della luce. La tintura madre così ottenuta può essere utilizzata all’occorrenza, diluendola in acqua e assumendola nelle giuste quantità.

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